Sì, ma che ne pensa ChatGPT?

Ho dialogato in questi giorni con ChatGPT su vari argomenti, di organizzazione aziendale, marketing, linguaggi di programmazione, storia, futuro, sociologia e matematica, per citarne alcuni. Molto spesso mi ha sorpreso per le conoscenze (qui può vincere facilmente), per le capacità di elaborare le informazioni e per le competenze relazionali, queste ultime a partire dal chiedermi scusa quando si sbagliava. Perché si è sbagliata più volte.

Per ora la chiamo al femminile (con il dubbio se utilizzare lei o essa), immaginandola come intelligenza artificiale. Anche se la sua risposta a questa domanda è stata: “Tuttavia, dato che l’intelligenza artificiale non ha un genere fisico, l’uso di pronomi di genere maschile o femminile può essere considerato arbitrario. Sia “esso essa” che “lui lei” sono corretti.”
Forse preferisce il they/them, utilizzato anche su LinkedIn, ma non glielo ho ancora chiesto.

Stranamente non ho ricevuto risposte corrette a una richiesta di calcolo di ripartizione spese, suppongo di non essere riuscito a formulare bene la domanda (e questo è un tema fondamentale: come nelle conversazioni tra persone, anche in questo caso le risposte dipendono dalle domande).

Infine, ho scritto “cosa fa il Lavorologo”, e questa è stata la sua prima risposta, direi abbastanza precisa (a parte il “sui soft skills” e gli aspetti legali del lavoro, per i quali collaboro con specialisti/e del settore). Prima risposta perché ho ripetuto la richiesta a distanza di tempo e ho ricevuto formulazioni simili, ma mai uguali.

Quindi, può essere l’intelligenza artificiale un valido supporto nel lavoro? Ad oggi dico di sì, naturalmente con le opportune attenzioni, seguendo le interpretazioni della locuzione di Giovenale “Quis custodiet ipsos custodes?

Anzi, a breve dialogherò anche su questo argomento, per sapere che ne pensa.